- Scritto da don Luigi Capozzi
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«La storia della vocazione religiosa di San Pompilio, anche se non unica nella storia della vita Religiosa, ha indubbiamente dell’insolito, dello straordinario, come lo avrà quella, in certo senso, della seconda vocazione della sua vita. La famiglia Pirrotti, rispettando e venerando la voce dello Spirito che li chiamava al suo servizio, aveva già offerto al Signore tre dei suoi figli: Pompilio, il più grande, aveva abbracciato la via del sacerdozio, entrando nel seminario di Benevento, dove parve maturo per il Cielo nel fiore degli anni; Francesco(Fra Giuseppe) aveva abbracciato la Regola di San Francesco, e Bartolomeo (Fra’ Raffaele) quella di San Domenico ...Tutte le preghiere del giovane, tutte le sue segrete lacrime erano rivolte al Signore perché un po’ di luce si facesse nella sua anima ... A questo scopo ... decise di fare un ritiro spirituale di otto giorni.Di questi esercizi ... sono giunte a noi le conclusioni dei temi di meditazione e i propositi che il giovane giorno per giorno veniva annotando in un suo quadernetto»
- Scritto da Alfonso Caccese
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Una storia vera accaduta il 23 gennaio 1863,nella campagna Montecalvese
Montecalvo Irpino e il Brigantaggio
Giuseppe Schiavone era un contadino di S. Agata di Puglia, che si era dato "alla campagna per non rientrare al servizio militare come recluta della leva del 1860", e, durante il 1862, come risulta da un attestato del suo Comune, si era reso responsabile di: a) riunione in banda di malfattori, grassazione e sequestro di persona in danno dei fratelli Granato di S. Agata; b) furto di un cavallo in danno di Di Rienzo di S. Agata. Nel 1863 si era reso colpevole di: a) attacco e resistenza alla forza pubblica; b) uccisione di quattro buoi e due muli, incendio della masseria di Lorenzo Mazzo di S. Agata. Inoltre, prese parte ad un massacro fatto nel comune vicino di Orsara, uccise il tenente Lauri della Guardia Nazionale, un capitano e il tenente Paduli; partecipò ai conflitti con il 20° Fanteria ed il 22° Fanteria ………………………… un fascicolo dell'Archivio di Stato di Avellino (fascicolo 397 del Tribunale di Ariano) comincia con una relazione di Antonio Zucchetti per i fatti di Giuseppe Schiavone e della sua donna Filomena Pennacchio, commessi nel 1863: "Nel mattino del 23 gennaio 1863 la banda brigantesca capitanata dal masnadiero Giuseppe Schiavone, forte di 30 malfattori a cavallo ed armati, si diresse alla masseria dei fratelli Cristino a Montecalvo. Nelle ore pomeridiane lo Schiavone, con Filomena Pennacchio ed altri due briganti, trasse alla masseria D'Agostino e richiese a lui un cavallo e del denaro, minacciandolo di sequestro. I malfattori intanto, per esser sicuri, sequestrarono il figlio del D'Agostino e lo condussero nell'altra masseria dove stava il resto della banda...
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- Scritto da Redazione
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I bastioni del castello medievale, costruito sul punto più alto del paese, sorvegliano sconfinati e variegati paesaggi in cui si distinguono, volgendosi in giro, la valle del Miscano con i piccoli centri abitati di Buonalbergo, Casalbore, Ginestra degli Schiavoni e Castelfranco, la valle dell'Ufita trapuntata dai borghi della Baronia, ed ancora il massiccio del Taburno - Camposauro e la vetta del Partenio.Montecalvo è incastonata sul crinale di un'altura a circa 623 metri di altezza e si raggiunge percorrendo una serie di tornanti che si avvitano lungo il colle costeggiando boschi, campi arati e dolci colline. Il borgo antico ha una conformazione tipicamente medievale, con le case che si stringono attorno al castello feudale, costruito dai Longobardi, secondo alcuni studiosi locali, sul sito di una precedente struttura fortificata romana, di cui però i recenti scavi archeologici non hanno rinvenuto traccia. Nel corso dei secoli l'abitato ha subito rimaneggiamenti ed ampliamenti e attorno al nucleo originario si sono aggiunte diverse costruzioni. Video
- Scritto da Mario Sorrentino
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Le due ricostruzioni storiche dei fatti di Ariano che diffondiamo qui di seguito, ci permettono di avere due prospettive che si completano e correggono l'una l'altra. Nicola Nisco, patriota e conterraneo, liberale della prima ora, fa una narrazione senz'altro veritiera, riportando probabilmente racconti di prima mano dei protagonisti di parte liberale.Egli però era un alto esponente dei " galantuomini" del Regno che, se ardevano di ideali a riguardo dell'Unità del paese, non potevano o volevano, capire perchè i " cafoni" la pensassero diversamente da loro sulla questione della terra. Francesco II°, e prima di lui suo padre, Ferdinando, aveva promesso che una famosa commissione centrale nominata per portare a compimento l'eversione ( cioè l'abolizione ) dei feudi, avrebbe ripreso i lavori per la concessione delle terre già feudali
- Scritto da Dott.Antonio Stiscia
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Giuseppe Stiscia figlio di Vincenzo e Giovanna Sanità nasce a Montecalvo Irpino 1850? insieme ai fratelli Michele e Felice e alla madre, segue il padre che si reca in Sicilia per dirigere i lavori delle ferrovie siciliane.
La formazione scientifica e gli studi di tecnica gli faranno conseguire notevoli risultati specie nel campo delle soluzioni industriali di cui ne diventerà campione con la realizzazione di alcuni brevetti. Un personaggio straordinario che tra l’altro sposa la signora Concetta Leggio da cui nasce Giovanna Casimira Stiscia.
L’altro fratello, Michele, nato a Montecalvo il 10/5/1852 si sposa a Palermo con Marianna Bentivegna ,imparentandosi con la famiglia di quel Francesco Bentivegna patriota siciliano,originario di Corleone e garibaldino,tra i personaggi di spicco della storia siciliana.
Da questa fausta unione nasceranno 2 figli :Teresa Giovanna Concetta Stiscia nata a Palermo il 16/10 /1886 ed ivi morta nubile l’1/4/1961Vincenzo Stiscia Bentivegna nato a Palermo il 9/9/1884 ed ivi deceduto il 21/2/1969.