IL PASSAGGIO DI ALAN LOMAX, IL "FOTOGRAFO" DEI SUONI, A MONTECALVO
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MONTECALVO IRPINO (AV) - Cosa ci fanno quattro donne di Montecalvo Irpino, in una delle immagini del 1955 presenti nell’inserto di Repubblica “La Domenica” del 16 novembre 2008? Probabilmente qualche lettore di Montecalvo, quel giorno, acquistando il giornale in edicola, neanche si accorse della foto; mettiamo il caso che l’immagine gli sia passata sotto il naso: credete che abbia pensato ai nomi di quelle persone o al perché della pubblicazione di tale immagine in quel contesto? Pensate che abbia riconosciuto, in quella foto, Libera Gruosso (Murante), Angela Paduano (Tagliacòccia), Rosa Di Maggio, Giuseppina Iannone (Pippinèlla Vintidóji)? È opportuno partire da questo interrogativo, per capire quanto poco si conosca della nostra storia montecalvese più o meno recente. Se poi consideriamo che quella foto è materia di studio per i maggiori ricercatori di musica etnica di tutto il mondo... possiamo immaginare la portata di quel documento. Nell’inserto in questione si parla di Alan Lomax, del suo passaggio in Italia e della sua pubblicazione
Josip – Giuseppe Kravos (S. Croce di Audissina 5 agosto 1909 – Trieste 13 aprile 1972) viene arrestato il 5 settembre 1940 a Cagliari, trasferito nelle carceri di Trieste e successivamente “condannato” all’internamento sull’isola di San Domino (Tremiti) dove rimane dal 27 marzo 1941 al 7 gennaio 1942, quando, in seguito a una richiesta di trasferimento per motivi di salute (deperimento psicofisico) viene inviato nella località di internamento di Montecalvo Irpino, in provincia di Avellino. La descrizione del suo periodo di internamento a San Domino è tratta da: Josip Kravos, Moje in vaše zgodbe iz let 1931 – 1945, ZTT-EST, Trst – Trieste, 1975, pp. 73-85.
L’ex Colonnello della Marina Militare Antonio Lo Conte, residente a Montecalvo Irpino, è stato assolto dalla 1° Sezione Penale della Corte di Appello di Napoli dal reato di estorsione dopo una vicenda giudiziari durata oltre 5 anni. In primo grado, il Tribunale di Benevento, aveva condannato l’imputato alla pena detentiva di un anno e dieci mesi oltre al risarcimento dei danni a favore delle parti civili costituite in giudizio. I reati contestati dalla Procura della Repubblica a seguito della querela proposta dalla parte civile, erano quelli dell’estorsione (art. 629 c.p.) e dell’abusiva attività finanziaria (art. 132 D.lgs. 385/1993).
Bogomila Kravos è nata a Trieste il 12 gennaio 1948. Si è laureata in Slavistica presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell'Università di Vidmo, ha conseguito il Master in Slavistica presso la Facoltà di Lettere dell'Università di Lubiana ( 1991), e ha conseguito il dottorato di ricerca in Scienze letterarie presso la stessa Facoltà (2010). Dopo la laurea, ha insegnato nelle scuole secondarie superiori slovene a Trieste e successivamente ha deciso di esplorare liberamente la performance teatrale e il teatro. Negli anni '70, insieme a Sergej e Ivan Verč e Boris Kobal, ha diretto il Teatro Amatoriale Sloveno (1971-1977), è stata una delle fondatrici del Nuovo Teatro di Trieste (1989-1990) e ha diretto il Circolo Sloveno di Trieste (1994 -2004). Collabora con il Museo Teatrale Sloveno di Lubiana, il Museo Civico del Teatro C. Schmidl di Trieste (Civico Museo Teatrale C. Schmidl) e l'Istituto Sloveno di Ricerca di Trieste.
Josip Kravos, nato a Vipavski Križ nell'allora impero Austro - Ungarico il 5 agosto 1909 (il nome Josip fu successivamente italianizzato in Giuseppe, come pure il luogo di nascita in S. Croce di Aidussina). Dopo un' infanzia segnata dalla prima guerra mondiale (il villaggio si trovava nelle immediate retrovie) segue il duro periodo del dopoguerra. Entro i nuovi confini, che inglobano quasi un terzo della popolazione complessiva di lingua slovena (i due terzi entrano nel neo-costituito Regno di Jugoslavia), le nuove autorità italiane impongono dopo il 1920 l'uso esclusivo della lingua italiana. Vengono soppresse non solo le scuole di lingua slovena, ma anche tutte le attività culturali, economiche e sociali autoctone, confiscandone i beni.L'antifascismo di Kravos nasce come reazione a un soppruso
CONFINATI o INTERNATI POLITICI. I confinati sono stati l’anima del partito comunista, ounque, nella provincia di Avellino. Al primo Congresso provinciale del PCI del settembre 1944, nella relazione introduttiva di Bruno Giordano, segretario formale del partito, si legge: “E’ stato merito dei compagni internati sparsi un po’ dappertutto nella provincia, quello di aver iniziato e portato a termine con fede e compostezza illavoro organizzativo in molti comuni. dove forse non esisteva neppure qualche nostro elemento isolato. La loro presenza in queste regioni è stata per noi una vera fortuna, perch senza essi molti comuni, anzi la maggior parte di essi, sarebbero ancora in balia dei fascisti delle vecchio cricche paesane.”. (Cfr. Quaderni Irpini- Anno I, n. 1, marzo 1988).
Dal confino in Irpinia al ritorno a Trieste nei versi di Marko Kravos
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TRIESTE. C’è un verso nell’ultima raccolta di Marko Kravos che recita esattamente così: “Di casa, io, dove sono? Il mio luogo natio dov’è?”. Così dall’introduzione di “Cera matria” (Multimedia Edizioni, pag. 128, euro 13) apprendiamo la storia di Kravos, ai più conosciuto come il poeta sloveno di Trieste. Ce la spiega Sinan Gudžević, prefattore del libro e sensibile conoscitore delle origini del nostro poeta. Kravos è nato in Irpinia, a Montecalvo, dove il regime fascista aveva confinato la sua famiglia: «Il Tribunale speciale per la difesa dello Stato aveva condannato Josip Kravos, il padre di Marko, al campo di prigionia sull’isola di San Domino per internarlo poi, insieme alla famiglia, a Montecalvo Irpino» dove appunto il poeta nacque. Paese nativo in cui l’autore non è mai tornato, escluse due volte.