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Quando i Borbone ordinavano: Facite ammuina

Scritto da Arturo De Cillis
Categoria: Notizie
Pubblicato: 20 Giugno 1999
Creato: 20 Giugno 1999

Arturo De Cillis
Quando i Borbone ordinavano: Prefazione

 Il nostro maggiore scrittore storico, Giacinto de Sivo, nel commemorare i caduti delle battaglie sul Voturno e sul Garigliano, così si rivolgeva ai Napolitani che si erano recati a Roma e che preferivano vivere in quella città in miseria, piuttosto che rimanere nella loro Patria invasa dai Piemontesi (in quegli anni, tra il 1861 e il 1862, infatti, furono circa 48.000 gli incarcerati per “motivi politici” nella sola Napoli): «La Patria nostra, della quale siam lontani esuli e raminghi, era buona e bella, era il sorriso del Signore. La Provvidenza la faceva abbondante e prosperosa, lieta e tranquilla, gaia e bella, aveva leggi sapienti, morigerati costumi e pienezza di vita, aveva esercito, flotta, strade, industrie, opifici, templi e regge meravigliose, aveva un sovrano nato napolitano e dal cuore napolitano. Ma fatale era tanta prosperità, l’invidia, l’ateismo e l’ambizione congiurarono assieme per abbatterla e spogliarla. Calunnie e corruzioni, un lento decennale lavoro prepararono l’opera e tutto ciò spaventerà un giorno l’imparziale posterità». Queste parole, scritte proprio nei giorni in cui più violenta si compiva l’azione repressiva delle truppe piemontesi, rispecchiano la verità di quella che fu una vera e propria conquista militare da parte di uno staterello che, essendo praticamente sull’orlo del fallimento, non aveva altra scelta che aggredire gli altri Stati della peni sola italiana per rimpinguare le proprie casse quasi vuote. Il barbaro Piemonte, per attuare il suo piano di conquista, usò tutte le armi di cui poteva disporre, soprattutto le menzogne. Incominciò a vendersi la Savoia e Nizza ai francesi per pagarsi le spese di guerra e per giustificare queste aggressioni le chiamò “d’indipendenza” accusando gli austriaci di essere degli “oppressori” e mostrando un evidente disprezzo per il diritto dei popoli. Attraverso la corruzione sistematica e utilizzando dei sovversivi prezzolati, il Savoia di turno fece suscitare dei moti rivoluzionari negli altri Stati preunitari allo scopo di giustificare le successive invasioni per “ristabilire l’ordine”.

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