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Seconda edizione della sagra dei Cicatielli, classica pasta della tradizione contadina Irpina. Cascina Don Gerardo di Vinovo in Via S. Bartolomeo.La pasta preparata in casa era uno dei piatti tipici delle casalinghe che, non potendo comperare la pasta dai pastai e/o dai rivenditori, ripiegavano sulla farina di cui ne disponevano in discreta abbondanza. Pasta povera priva di uova (col tempo qualcuno ha iniziato a farne uso) da condire nei modi più svariati, ma che trovava la massima esaltazione con un sugo a base di maiale e di salsicce fresche.Nelle campagne dove se ne faceva maggiore uso veniva consumata insieme alle verdure di facile approvvigionamento e quella condita con carne, generalmente, risultava il pranzo dei padroni. La sagra ripropone il piatto classico con costine di maiale e salsiccia fresca. I prodotti provengono direttamente dal sud; i cicatielli ,la cui origine sembra essere Montecalvo Irpino, provengono da Casalbore a pochi passi da Montecalvo preparati il giovedì 30 per mangiarli venerdì l’1e il 2 ottobre. Le salsicce direttamente da Casalbore in Irpinia ed i pomodori per il sugo da Montecalvo Irpino.
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A Rosina Scriver dei versi, ad un vero somaro È stato il mio cruccio,più unico che raro.E quando ho saputo che era asinella. Dott.Antonio Stiscia
- Scritto da Dott.Antonio Stiscia
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Trekking Pompiliano:
Alla scoperta della Spiritualità della natura
Da tempo immemorabile gli uomini hanno percorso e ripercorso,a piedi, gli antichi sentieri e le stradine che conducevano ai luoghi sacri.
Vi erano dei luoghi sacri che per la loro importanza sorgevano in luoghi facilmente accessibili e ariosi, mentre vi erano dei luoghi segreti, intimi, dove la fede era incastonata nella natura, in un unicum straordinario e imperituro.
Basti pensare agli eremi,alle abbazie e alla pievi di montagna, dove nella pace più assoluta si poteva incontrare Dio e parlare con Lui.
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A tenere banco nelle infuocate giornate di Agosto nella nostra piccola comunità è la polemica per una targa apposta in un angolo del comune che indica la datazione della Sekoma nel XVI secolo. Fino ad oggi tale datazione era fissata intorno al III-II secolo A.C. La "Sekoma" si trova in Piazza Municipio, proprio a lato dell'ingresso principale dell'edificio che ospita gli uffici del Comune.Si tratta di un blocco di pietra del peso di qualche tonnellata, reperto quasi unico nell'Italia continentale di epoca ellenistica, a forma di parallepipedo, con degli incavi nella parte superiore a forma semisferica e con dei fori praticati all'interno. Trattasi della misura legale in blocchi di pietra in cui il peso e la misura di capacità sono in stretta relazione tra di loro. La misura del blocco di pietra è cm 148 (larghezza), 67 (larghezza), 64 (altezza). Gli incavi rotondi, chiaramente visibili in questa fotografia, si chiamano "sekomata". Il termine latino utilizzato per definire il parallelepipedo era "mens ponderaria", cioè pesa pubblica, che ben ne spiega la funzione adempiuta in passato: il metronomo o l'agronomo garantivano la fedeltà della quantità di prodotti venduti al mercato, qualora vi fosse stata una contestazione tra le parti della compravendita.
- Scritto da Lucio Garofalo
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Non si può più ignorare che la società irpina stia accusando gravi disagi derivanti da una serie di emergenze locali, a cominciare da una inarrestabile riduzione demografica che provoca un invecchiamento progressivo dei nostri paesi, tranne rare ed isolate eccezioni che procedono in controtendenza grazie al flusso di lavoratori forestieri ed immigrati.Parallelamente al calo demografico, negli ultimi anni si è manifestato un drammatico fenomeno di “spaesamento”, cioè di atomizzazione sociale dei nostri paesi, che è la conseguenza più atroce ed assurda di una modernizzazione selvaggia che ha innescato un processo di imbarbarimento e mercificazione dei rapporti umani, improntati ad un disvalore dominante,
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Montecalvo Irpino, tra Benevento e Avellino, è uno dei tanti paesi del sud dove la miseria, l'emigrazione, hanno consumato, quotidianamente , la forza e la voglia di fare.
Ma tutto questo non ha impedito a Montecalvo di far ascoltare la propria voce. Come spesso succede, a chi è costretto ad abbandonare la propria terra, rimangono i suoni uditi e passati tra le mura domestiche,nella piazza del paese, nei campi.
Andare a ricomporre la memoria collettiva,riconquistare la lingua delle proprie origini significa infondere e dar coraggio, ma sopratutto riconsegnare, a chi l'aveva perduta, la sua giusta appartenenza ad una civiltà antica degna di rispetto pregna di atavica nobiltà. Suoni e rumori che rimangono intatti nella memoria, ritornando
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La fiera di Montecalvo in onore di S.Caterina Dovrebbe trattarsi di Santa Caterina d’Alessandria, la cui festa cade il 25 novembre, e non della Santa di Siena, che viene festeggiata il 29 aprile.
Inoltre, ricordo che nella chiesa di S. Bartolomeo ( a Montecalvo) c’era, quand’ero piccolo, una statua lignea della Santa che si appoggiava a una ruota dentata, proprio lo strumento di tortura di Santa Caterina d’Alessandria.
Del resto, era proprio per questa ruota – anche se con uno stravolgimento tragico e un po’ farsesco – che i mercanti si aggiungevano alla lunga teoria di categorie sociali e di mestiere devote alla Santa. Speravano, i mercanti, che la Santa proteggesse le ruote dei loro carri, mentre si spostavano da una fiera all’altra, dimenticandosi che quella ruota dentata di ferro serviva a tutt’altro scopo.
Forse dobbiamo scusarli perché nel Medioevo, quando maggiormente fiorì la devozione a Santa Caterina, era difficile arrivare con le ruote e le ossa intatte, viaggiando lungo le vie scassate che c’erano allora.