«La Sekoma Di Montecalvo Irpino Prima Banca Del Civico Monte Frumentario» 

Parte ottava

Nel 1812 il ministro degli interni del regno di Napoli riunì in uno solo i due monti frumentari che erano presenti in Montecalvo.Si tratta del monte civico eretto dall’università e della fondazione del Cardinale Vincenzo Maria Orsini, che fu papa con il nome di benedetto, xiii dal 1724 al 1730. Il 16 aprile del 1695 l’Orsini intima al collegio canonicale di santa Maria di regolarizzare talune operazioni economiche del collegio, a giudizio del cardinale arcivescovo intraprese senza le dovute cautele di legge.Il futuro pontefice minaccia di comminare ai canonici una pena irremissibile di cento ducati, da applicarsi a beneficio del monte frumentario, se nello spazio di tre mesi il collegio canonicale non avesse ottenuto il suo consenso, e quello della santa sede, agli atti di cui sopra.

All’epoca della fusione il monte civico vantava un deposito di 456 tomoli e 21 misure, mentre quello orsiniano un capitale di 136 tomoli di grano, per un totale complessivo di.tomoli 592 e misure 21. Considerando che un tomolo di grano corrisponde a 48 kg e una misura a 2 kg, la disponibilità frumentaria dei due montiassommava a 28 tonnellate e 58 kg. Si trattava di una risorsa che per quanto considerevole per una comunità la cui popolazione dal xvi secolo in poi è oscillata, eccettuata la parentesi della terribile peste del 1656, tra i 3.500 e gli oltre 5.000 abitanti, non assicurava, comunque, una sufficiente tranquillità nell’esigenza delle semine annuali.

Da un documento del 1787 apprendiamo che a quell’epoca, a Montecalvo, il territorio seminabile era di 7.160 tomoli. Un tomolo era composto da 900 passi quadrati, ed ogni passo di palmi sette ed un terzo. in pratica 3.333 mq. Per esso occorrevano 3.093 tomoli di grano, corrispondenti a 148 tonnellate e 464 kg.Il raccolto sarebbe stato, in un’annata normale, di 13.918 tomoli, corrispondenti a 668 tonnellate e 64 kg, ossia il 4,5 di maggiorazione per ogni tomolo di grano seminato. Non tutti riuscivano a mettere da parte il grano occorrente per la semina dell’anno successivo cosicché erano le classi meno abbienti a servirsi delle pie istituzioni dei monti frumentari. Per quel che riguarda i prestiti effettuati dal monte orsiniano occorreva che i beneficiati si munissero del certificato di povertà con l’obbligo, assunto mediante titolo di credito o deposito del pegno, di restituire il prestito con l’interesse di tre misure per ogni tomolo di grano ritirato. Il prestito dei cereali, sempre per quel che riguardava il monte religioso, era effettuato dal «governatore del monte frumentario», verosimilmente l’economo del collegio canonicale di Santa Maria Assunta. Sappiamo, in proposito, che nel 1724 l’economo. Reverendo canonico Domenico Iorio fu riconfermato in tale carica. Nel XVIII sinodo diocesano, celebrato in Benevento il 24 agosto del 1703, il cardinale Vincenzo Maria Orsino predispone i modelli del «libro mastro» ove gli amministratori dei monti frumentari dell’arcidiocesi avrebbero registrato i prestiti e le relative restituzioni:

«a di (…) del mese (…) 1703 n.n. della terra di n. deve due tumuli di grano --------- tum 2. pegno e.g. un lenzuolo nuovo di tela grossa: una tovaglia di orletta: una caldaia di rame: un anello d’oro con una pietra torchina». «nella pagina poi a man sinistra», continua il dettato sinodale, «che si lascerà in bianco, quando si restituirà il grano, noteranno all’incontro del suddetto notamento la restituzione colla formola seguente: “Il centroscritto n.n. ha ristituito li due tomoli di grano colle sei misure del sopra più: e gli è stato restituito il pegno. Se non vi sarà il pegno, si noterà in luogo di esso l’obbliganza, fatta per la restituzione col nome del notaio, per mano di cui si farà la stipulata scrittura». Nel formulario relativo ai prestiti frumentari redatto dopo la fusione dei due monti è indicata anche la data della restituzione del prestito, fissata per il due agosto. continua

fonte Giovanni bosco Maria Cavalletti

 

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